La
Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro e la Fondazione Umberto Veronesi finanzieranno nei
prossimi anni quattro linee di ricerca UPO in ambito medico e biotecnologico
portate avanti da altrettante ricercatrici e docenti dell’Università del
Piemonte Orientale.
Le
professoresse Alessandra
Gennari (Dipartimento di Medicina traslazionale) e Rita Carini
(Dipartimento di Scienze della salute) e le dottoresse di ricerca Alessandra
Ferraresi ed Elena Boggio, entrambe impegnate nei
laboratori di ricerca del Dipartimento di Scienze della salute a Novara,
avranno, dunque, un importante supporto per le ricerche nate nei laboratori dei
due Dipartimenti di eccellenza UPO, il DIMET e il DISS, e svolte grazie alle
strumentazioni di avanguardia acquisite negli ultimi anni e a disposizione dei
ricercatori presso il CAAD e presso la sede della Scuola di Medicina in Via
Bellini.
Alessandra
Gennari,
professore associato di Oncologia medica al DIMET e Direttore della Struttura
complessa a direzione universitaria di Oncologia dell’AOU “Maggiore della
Carità” di Novara, sta coordinando il progetto multicentrico finanziato da AIRC
per il quinquennio 2021-2025 sull’“Identificazione di fattori predittivi di
risposta alla immunoterapia nel carcinoma mammario triplo negativo”. «Si tratta di uno
studio traslazionale – spiega la Docente – volto a identificare marcatori predittivi
di risposta alla immunoterapia nel carcinoma mammario metastatico triplo
negativo, al fine di migliorarne l’efficacia attraverso una migliore selezione
delle pazienti. Lo studio include pazienti trattate con immunoterapia presso la
SCDU di Oncologia del “Maggiore” a Novara e in altri centri oncologici, e
prevede analisi seriate di prelievi plasmatici (liquid biopsy) e tissutali.»
Il progetto si avvale di collaboratori dei dipartimenti UPO per le analisi
citofluorometriche e proteiche (eseguite presso il CAAD, a Novara) e analisi
single cell e tissutali (eseguite presso l’Istituto Humanitas di Milano).
Rita
Carini
è professore associato di Patologia presso il DISS ed è nota nell’ambito della
ricerca per i suoi studi sui meccanismi responsabili della morte cellulare e i
sistemi endogeni di citoprotezione negli epatociti. Coordina un progetto
finanziato da AIRC per il quinquennio 2021-2025 per lo studio di trattamenti
mirati a indurre la morte selettiva di cellule del carcinoma epatico attraverso
la induzione farmacologica di un sovraccarico di sodio. «Ogni tumore – spiega la
dottoressa Carini
– è dissimile
dall’altro e questo ha, fino a oggi, impedito l’individuazione di un bersaglio
comune per indurne la regressione. Una delle poche caratteristiche presenti in
tutte le cellule tumorali e assenti nelle cellule normali è il pH
intracellulare alcalino, che si associa a un aumentato influsso di sodio.
Grazie ai miei precedenti studi sulla morte cellulare ho intuito che questa
caratteristica, nota per essere un vantaggio per la proliferazione e per la
metastatizzazione delle cellule neoplastiche, possa anche costituire un
elemento di specifica debolezza se esacerbata dal trattamento con farmaci
ionofori del sodio che inducono un forzato influsso di sodio nelle cellule. La
variazione del sodio nel tumore sarà studiata anche in relazione alla
proliferazione, autofagia e risposta immune al cancro». Lo studio
vede la collaborazione di ricercatori del DIMET e del DISS e sarà possibile
grazie alle strumentazioni ad alto contenuto tecnologico di recente
acquisizione a Palazzo Bellini e al CAAD di Novara.
Alessandra
Ferraresi
(Dottoressa di ricerca UPO in Scienze Mediche e Biotecnologie con la
supervisione del professor Ciro Isidoro) ha recentemente ottenuto una borsa di
studio "Paolina Troiano" (2020-2022) finanziata proprio da
Associazione AIRC per il progetto “Heterotypic 3D organoid model for studying
Autophagy involvement in chemoresistance and dormancy in Ovarian cancer”.
L’obiettivo della ricerca è la messa a punto di modelli cellulari di tumori in
3D che riproducano il microambiente tumorale con i suoi componenti principali
per studiare i meccanismi di chemioresistenza e di dormienza dei tumori, due
fenomeni che sono alla base delle recidive post-terapia. La comprensione dei
meccanismi molecolari che regolano questi processi permetterà lo sviluppo di
strategie terapeutiche che consentano di interrompere la dormienza delle
cellule tumorali per renderle sensibili ai farmaci chemioterapici o, in
alternativa, di mantenere indefinitamente lo stato di dormienza al fine di prevenire
le recidive. Negli ultimi anni la dottoressa Ferraresi si è concentrata nella
ricerca sulla regolazione epigenetica dell’autofagia, un processo che presiede
all’equilibrio macromolecolare nelle cellule e che risulta alterato nelle
cellule tumorali. Nel 2018, infatti, ha svolto uno stage di ricerca presso lo
Stephenson Cancer Center, University of Oklahoma Health Sciences Center
(Oklahoma City) negli Stati Uniti e attualmente è post-doc nel Laboratorio di
Patologia Molecolare UPO coordinato dal professor Ciro Isidoro (DISS) grazie a
una borsa di studio biennale finanziata dalla Fondazione AIRC.
Elena
Boggio
(Dottoressa di ricerca UPO in Medicina Molecolare sotto la guida del professor
Umberto Dianzani) ha vinto una borsa di studio post-dottorato messa a bando
dalla Fondazione Umberto Veronesi per continuare le sue ricerche nel
Laboratorio di Immunologia. «L’idea che stiamo portando avanti – spiega – nasce dalla
necessità clinica di identificare un trattamento terapeutico efficace per il
melanoma metastatico, in particolare per quei soggetti che, pur essendo stati
sottoposti a resezione chirurgica, andranno incontro a una ricomparsa del
tumore, con insorgenza di metastasi, entro pochi anni dall’intervento. Lo scopo
del progetto è trattare il melanoma metastatico con una poli-chemioterapia
(Temozolomide, Rapamicina, Paclitaxel e Bevacizumab) in combinazione con la
nostra molecola attiva brevettata, ICOS-Fc, che deriva dalla molecola
costimolatoria dei linfociti T coinvolta nell’attivazione del sistema
immunitario e con effetti anti-tumorali. Questa molecola è stata identificata
dal professor Umberto Dianzani ed è studiata da anni nel nostro laboratorio».
L’idea, nata in collaborazione con il Dipartimento di Scienza e Tecnologia del
Farmaco dell’Università di Torino, è quella di somministrare questa
multi-terapia sfruttando un sistema impiegato per la nutrizione parentale
chiamato Intralipid™. Tale sistema è altamente biocompatibile e permette di
ridurre il numero di somministrazioni e i dosaggi andando a ridurre
notevolmente gli effetti collaterali propri dei farmaci chemioterapici.
Redazione
di Vercelli