E’ il 1948 quando
Cesare Gallo, dipendente della storica tipografia Chiais di Vercelli, decide di
mettersi in proprio.
Oggi lo ricordano, dopo 70 anni, i successori di un’impresa, tra le
pochissime, vercellesi, che ha saputo resistere nel tempo, restando saldamente
nelle (operose ed instancabili) mani dei successori del fondatore.

Un’azienda di famiglia, ma anche un’azienda di famiglie, a
giudicare da come è sempre stata al centro – nel modo di lavorare che ha sempre
caratterizzato questa Impresa – la figura dei dipendenti, forse mai come in
questo caso considerati, secondo il significato profondo suggerito ed implicito
nella parola, “collaboratori”.
Lavorare con: uno dei modi di leggere, crediamo il più autentico,
la storia di un team capace di dire qualcosa di innovativo ancora oggi, quando
il modo di comunicare è radicalmente diverso da quello conosciuto fino a tutti
gli Anni ’60, in fondo non così distante dall’idea di Giovanni Gutenberg.
Oggi sono 16 persone, tante quante iniziarono con Cesare Gallo 70
anni fa.
Ieri – sabato 10 novembre – l’Azienda ha festeggiato l’anniversario
in modo del tutto consonante con la propria vocazione (allora la “mission” si chiamava
così): presentare immagini.
E sono immagini di qualità rara quelle che il Circolo Fotografico “Controluce”
porta qui con il concorso [S]guardo.
Scatti a tema libero e obbligato che consacrano vincitor, rispettivamente,
Massimiliano Falsetto ed Emilio Ingenito.
La mostra è aperta al pubblico al Foyer del Salone Dugentesco.
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Ieri è stato il tempo della memoria, non meno che del pensiero:
alle sfide superate, alla crisi che – sono le parole degli Amministratori di
oggi – molto prudentemente si considera stia ora dando solo una “tregua”,
speriamo duratura, e poi la ripresa vera.
Perché la sfida di oggi è anche questo: quando Cesare Gallo
incominciò, fondare un’impresa significava soprattutto gettare il cuore e la
mente oltre l’ostacolo.
Oggi l’ostacolo è anche rappresentato dalla montagna di carte – o,
comunque, anche se elettronici, di “fogli” – da compilare.
Poi c’è il lavoro, spesso senza orari, come ha ricordato nel
proprio intervento di saluto il Sindaco di Vercelli, Maura Forte.
